venerdì 25 luglio 2008

L'arte non è (più) fine a se stessa



Gregor Schneider, Venice Cube

In seguito ad un grande successo mediatico (2 persone), offrirò la mia visione a tutto il mondo, o comunque a quello che possiede una connessione internet. Inoltre, avendo trascurato per parecchio il lato "artistico" del blog, mi sembra giusto ridare un po di spazio all'arte. Basta poco...un bel giorno con una compagnia speciale per riattivare il tutto.

Al di fuori della componente esoterica-religiosa-alta (che trovate su tutto il web ed esplicitata dall'autore) mi soffermerò a descrivere ciò che ho percepito dall'opera, composta da 1 tunnel scuro e ovattato ed un'installazione video.

IL TUNNEL
L'idea di un distacco totale con quello che succede fuori...fuori, la città, il casino, quello che si crede di conoscere ma in realtà non si conosce; dentro la tranquillità e lo spaesamento di tutti i sensi...quello che si crede di non conoscere ma in realtà si sa cosa è...è l'arte a contatto con l'uomo! è il contrario dello choc che Baudelaire mette al centro della sua opera, immergendosi nella città. Qui lo choc rimane fuori...dentro c'è la sorpresa pace, ed è proprio quello che oggi crea la curiosa sorpresa che si ha. All'interno non vedi, non senti...il trionfo del tatto forse. Il tatto che inizia il suo percorso artistico nel '900 per arrivare oggi a prevalere su tutti gli altri sensi, sulla vista in modo particolare.
Il tutto dura poco, molto poco, in coerenza con la compressione temporale ben descritta da Bauman (vedi "homo consumens") e in modo profetico da Benjamin.

IL VIDEO
1. Monet, la cattedrale di rouen...lui fa la stessa cosa...si mette a filmare non una chiesa, ma una propria opera immersa nella città (vicino ad una chiesa, ironia della sorte), in tutte le ore del giorno...dalla mattina alla sera, che alla fine è la stessa cosa che fece Andy Worhol con l'Empire State Building di NY.
2. Il quadrato nero...di Malevic e Reinhardt (trionfo della ricerca astrattista), solo che qui è tridimensionale (che come insegna Barilli è giustamente inserito nella uscita dalla bidimensionalità dell'opera d'arte inaugurata anche questa con il '900, dal collage di Picasso in avanti)e ingrandito gnolicamente (ovviamente c'è tutto il mistero di sapere cosa c'è dentro e tutte queste storie legate alla curiosità umana...).
3. E' un opera che entra nella città e si pone alla pari di un palazzo di una qualsiasi altra componente architettonica.
4. Il treno! che passa sempre....Monet, Boccioni, Sheeler, de Chirico, Klein; Il treno nella storia dell'arte contemporanea ha una interessante storia!

Chi ha letto fino a qui ha vinto un premio. Lasciate un commento e ve lo spedirò a casa. Tanto nessuno legge più con attenzione...e la cosa sta invadendo anche i video...sempre più corti e veloci...peace

2 commenti:

BuBu ha detto...

"Una grande installazione appositamente pensata per lo spazio espositivo introdurrà i visitatori all'idea di uno spazio claustrofobico, a uno spazio vuoto inquietante e mistico allo stesso tempo."

ghghgh! bella endriu! potrei supporre che gregor ti abbia colpito!


BuBu

lerri ha detto...

It is as black as malevich's square
the cold furnace in which we stare
a high pitch on a future scale
it is a starless winter night's tale
it suits you know
it is a dead black, it is that black
it is that black, it is that black